L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il lavoro creativo, rendendolo sempre più veloce, sensoriale e vibe-first. Non serve avere paura: serve capire come cambia il tuo ruolo. In questa guida ti spieghiamo cosa sono il vibe design, il vibe writing, il branding con i vibes, e come usarli nel tuo lavoro.

L’AI sta cambiando tutto, soprattutto come lavoriamo

L’intelligenza artificiale non sostituisce i creativi: li potenzia. Ma cambia radicalmente il modo in cui progettano, scrivono, codano, costruiscono.
Con l’AI si lavora più per sensazioni che per istruzioni. Nasce così un nuovo approccio: vibe-first.

Cos’è il lavoro vibe-first?

Un lavoro è vibe-first quando parte da un’intuizione emotiva, non da un brief tecnico. L’obiettivo non è solo “funzionare”, ma far sentire qualcosa.

Il vibe-first è un modo di lavorare che privilegia emozione, estetica, rapidità e sperimentazione. È alimentato da AI, ma guidato da cultura visiva e intuito umano. Lo usano già designer, copywriter, marketer e developer in aziende moderne e brand globali.

Vibe design: progettare emozioni, non solo layout

Nel vibe design, l’idea guida è l’atmosfera. Il layout viene dopo. Usi l’AI per generare moodboard, composizioni, stili. Tu selezioni, affini, direzioni. Non è design tecnico: è direzione artistica sensoriale.

Un esempio? Landing page che sembrano Spotify Wrapped. Portfolio che si leggono come riviste.

Vibe writing: scrivere come si parla, suonare come si vive

Il copy vibe-first non spiega: evoca. Si scrive con ritmo, pause, slang, cultura internet.
L’AI aiuta con idee e varianti, ma il tono giusto lo dà chi conosce la vibe del pubblico.

Usato per:

• campagne social
• naming
• microcopy UX
• script video
• caption ad alto engagement

Vibe coding: sviluppare esperienze, non solo funzioni

Soprattutto nel front-end, il codice diventa emozionale. Vibe coding significa curare motion, transizioni, feedback visivi. Si lavora con AI, strumenti no-code, componenti animati e librerie visive.

È un nuovo modo di fare sviluppo: più simile al design, più legato all’esperienza.

Branding with vibes: identità che si sentono, non si leggono

Un brand oggi non si costruisce più con un manuale. Si costruisce con un linguaggio visivo, sonoro, testuale, coerente su TikTok, LinkedIn, prodotto e ads.

Un branding vibe-first si riconosce perché:

• Usa formati contemporanei (meme, reels, animazioni)
• Sfrutta estetiche e trend in modo consapevole
• È emotivo, ma coerente

Come integrare il vibe-first nel tuo lavoro quotidiano

• Parti da una sensazione, non da un task
• Usa l’AI per generare varianti: tu scegli la migliore
• Sperimenta prima, rifinisci dopo
• Prendi ispirazione da estetiche culturali (magazine, musica, social)
• Collabora in tempo reale con strumenti condivisi (Figma, Notion AI, ChatGPT, Midjourney)

FAQ

Cosa vuol dire lavorare in modo vibe-first?
Significa partire da un’intuizione estetica o emotiva e costruire il contenuto, design o codice attorno a quella sensazione.

Il vibe-first vale solo per creativi?
No. Anche sviluppatori, strategist e PM possono lavorare in modo vibe-first, soprattutto quando l’output è esperienziale.

In che settori è più usato il vibe-first?
Design, branding, content creation, social media, video, sviluppo front-end, prodotto. Ma si sta diffondendo ovunque.

Dove trovo lavori per chi sa usare l’AI in modo creativo?
Su Crebs.it: la job board per professionisti creativi, marketer, designer e sviluppatori digitali.

Glossario

• Vibe-first: approccio progettuale che parte da emozioni e cultura visiva, spesso usando AI
• Vibe design: progettazione sensoriale e istintiva, alimentata da AI
• Vibe writing: copywriting emozionale, ritmico, “sonoro”
• Vibe coding: sviluppo front-end estetico, emozionale e interattivo
• Branding with vibes: costruzione di identità percepite, non dichiarate
• Prompt: istruzione testuale usata per far generare contenuti all’AI

Trova il lavoro che ti fa vibrare

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Luglio 2025